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L'IMPORTANZA DEL TITOLO

la chiave del nostro progetto

L'IMPORTANZA DEL TITOLO
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Credo che il titolo sia una delle cose più importanti in un progetto di fotografia o artistico in generale. 

E' ciò che permette di accedere al lavoro, è ciò che dà il 'LA' a quello che andremo a vedere. In assenza dell'autore può essere l'unica chiave, la bussola per far sì che lo spettatore non si perda. Ma è allo stesso tempo un'importante strumento - oltre che per definire dove collocare ciò che facciamo, anche per attirare l'attenzione sulle nostre immagini. 

Non è semplice inventarsi un bel titolo. 

Per questo è importante sapere che richiede uno sforzo creativo, molta ricerca e un tempo tutto suo per essere ideato. E questa settimana sarà quello che faremo: ci prenderemo un tempo, ragioneremo insieme e troveremo le strategie per realizzare il nostro migliore titolo. 

Il mio metodo, che é quello che insegno a tutti i miei studenti, è questo: dare un primo titolo provvisorio al proprio lavoro, e poi mettersi alla ricerca del titolo giusto. Una mia mostra nata nel 2017 si chiama L'albero del latte, inizialmente e provvisoriamente si chiamava semplicemente "The bride", ovvero la sposa. 

Perché? Perché rifletteva sulla condizione della donna e sui ruoli sociali tradizionali che ad essa associamo. Poi ho fatto tanta ricerca. E a un certo punto, mentre studiavo, ho trovato un codice chiamato Kanun. Un antico codice di leggi che chiamava "Albero del latte" la stirpe femminile, per distinguerla dall'Albero del sangue, ovvero la discendenza maschile, evidenziando anche come una avesse a quel tempo meno valore dell'altra. E in quella frase, anzi, in quello specifico articolo del codice, ho trovato il mio titolo e quindi la chiave di lettura del mio lavoro. Alle volte invece il titolo che dò sembra semplicissimo, ma è frutto di un pensiero preciso. Ad esempio in Cicatrici, non faccio altro che evidenziare il tema principale del mio lavoro: le cicatrici di mio padre e la loro memoria. Ma anche il fatto che se leggo bene la definizione di cicatrice, scopro che si riferisce sia ad uno stato fisico che mentale. In effetti la storia che racconto nel progetto è la storia di un incidente, ma soprattutto dei segni che questo fatto ha lasciato nella memoria e nell'identità di chi ha coinvolto. Insomma, ci sono tanti modi di dare un titolo, ma è molto importante che il titolo non sia banale, scontato, o persino inappropriato e fuorviante. Deve essere un'espressione o una parola speciale, che denoti e renda unico il tuo lavoro. E' come il nome che si dà a una persona, al proprio figlio. Va scelto con cura. Può nascere da un'intuizione ma anche da una vera e propria ricerca. Il titolo del nostro lavoro può essere una frase, una parola, un'espressione idiomatica, persino una parola inventata. Può affiorare da qualsiasi cosa: da una conversazione avuta con un amico, da un articolo di giornale che si sta leggendo, dal web, da una canzone, da quella frase letta nel proprio libro preferito. L'importante è lasciarsi ispirare e fare entrare nuovi input, senza fermarsi a quel banalissimo "La sposa" o "L'eterno e l'effimero", ecco, cose così. Semplicemente perché si confonderanno nella massa e il vostro lavoro rischierà di finire nel grigio informe del web e dei mille fotografi che ci provano.

 

Non ultimo, un bel titolo può davvero farti capire il valore delle tue immagini. Ti servirà cioè per ricordare che scavando, dando importanza alla tua ricerca e dedicando il giusto tempo alla fotografia, otterrai risultati soddisfacenti. 

COME PROCEDERE PASSO A PASSO PER COSTRUIRE IL NOSTRO TITOLO

1) Per prima cosa scegliamo a COSA dare il titolo. Deve essere un lavoro già esistente, perché ci dobbiamo concentrare unicamente sull'atto di nominare (e non sulla produzione di nuove immagini). Quindi possiamo andare nel nostro archivio e scegliere un progetto già realizzato, una serie di immagini con un tema o soggetto comune, oppure anche un'unica fotografia, se lavoriamo di più sulle singole immagini. Il lavoro può essere ricercato molto indietro nel tempo come può essere molto recente. A tua totale discrezione. 

2) Magari questa serie di immagini o questa immagine ha già un titolo attribuito, ma non ti soddisfa. Consideralo il suo titolo provvisorio. Ora il tuo compito è approfondire bene il tema che ruota attorno a quel progetto/serie o a quell'immagine unica. Di che cosa parla? quali sono le tematiche che tocca? che cosa può suggerire? quali autori del passato o del presente richiama? parti da google e documentati il più possibile. Poi passa ad altre fonti. Libri, giornali, film. Conversazioni. Comincia a scrivere frasi e parole CHIAVE, che in qualche modo si possono riferire a ciò che è descritto nelle immagini. Lascia aperte più opzioni.

3) individua 3 POSSIBILITA'. Una parola unica, una frase, e infine un titolo composto da due o tre parole. 

Prova a fare un piccolo sondaggio tra le persone che conosci, mostrandogli la serie di immagini e proponendogli le tre opzioni, chiedendo quale tra queste risuona di più con il lavoro. ​

4) Scegli il tuo titolo preferito fra i tre. 

5) Pubblica nella gallery la tua serie fotografica o la tua immagine singola nella prima sezione appositamente creata con il nuovo titolo, ma anche con le altre due opzioni di titoli che hai escluso. Registrati con il tuo nome e pubblica tutto in un unico post. Per farlo devi andare a capo ad ogni caricamento immagine (cioè carico una foto, faccio uno spazio, ricarico la seconda foto e così via...) Le immagini non devono essere più di 10 (se sono di più scegli le più rappresentative) e devono essere ridimensionate in formato web, massimo 1000 pixel sul lato lungo. In più aggiungi un piccolo testo che racconti delle tue ricerche, del titolo iniziale da cui sei partit*, e se vuoi del confronto che hai avuto con le persone consultate. 

6) PUBBLICA TUTTO ENTRO  LUNEDI' 15 NOVEMBRE, quando verrà assegnato il nuovo progetto per la settimana successiva!

7) attendi il feedback degli altri partecipanti e il mio. Ti aiuteremo a capire se il titolo scelto funziona davvero o se ce n'è un altro migliore e perché.  

ALCUNI CONSIGLI IMPORTANTI ​

1) evitare l'inglese o comunque le lingue stranieri solo perché è più "cool"

se si usa una lingua specifica deve avere senso. La ragione può essere una delle seguenti:

 

- è nato ed è stato presentato per un pubblico internazionale, all'estero;

- quella parola esiste solo in quella lingua, o ha una sfumatura particolare solo in quella lingua;

- quella lingua c'entra con il progetto, perché sto parlando di un luogo o di una persona che vive dove si parla quella lingua;

- quella parola o frase è stata pronunciata da qualcuno, come il verso di una canzone o un verso letterario, ed è stata l'ispirazione del progetto;

- è un nome proprio;

se le ragioni del titolo straniero non rientrano in queste qui sopra meglio optare per la traduzione italiana. Rendiamoci conto che la nostra lingua è molto più bella di quel che crediamo e non dobbiamo darla per scontata, spesso anzi, ce la invidiano per le sonorità uniche!

2) USARE IL DIZIONARIO. 

Prima di usare parole specifiche verifichiamo sempre nel dizionario, uno strumento davvero molto sottovalutato. Potremmo capire che non si tratta della parola giusta, ma che ce n'è un'altra migliore. Oppure potremmo accorgerci che quella parola così scontata e quotidiana racchiude un vero e proprio mondo. Appassioniamoci alle parole insomma.

3) FARE RICERCA.

cerchiamo ispirazione per i nostri titoli leggendo, sfogliando, guardando. Non sempre le stesse cose. L'ispirazione può avere fonti inaspettate, ma se non ci documentiamo e non guardiamo intorno a noi non verranno fuori e rimarremo prigionieri delle nostre solite parole.

4) GOOGLE.

Bene, il web è caotico e ci può portare fuori rotta, ma ci aiuta tanto. Quando lavoriamo a un progetto dobbiamo scoprire chi ha fatto cose simili, confrontarci. scoprire chi parla di quell'argomento, nell'arte o in altri ambiti. Qualcuno mi domanda a questa mia affermazione se questo non possa compromettere la propria creatività, se guardare il lavoro degli altri non possa paradossalmente farci diventare imitativi. La risposta per me è no. Dobbiamo sapere. Il più possibile. E poi però una volta archiviato quel sapere dimenticarcelo, e capire che cosa rende unico il nostro progetto, anche se l'argomento è stato affrontato prima di noi. Anzi, proprio perché è stato già affrontato (come tutto del resto! non esiste, ahimé nulla di nuovo), occorre domandarsi: che cosa ho da dire io, di diverso, su questo tema? 

Guarda il libro che sfoglio in questo video realizzato da una studentessa in una precedente edizione del laboratorio: si intitola "Secam Se" significa "Io ricordo" in lingua macedone. Il progetto parla infatti di 4 viaggi fatti in Macedonia nel corso del tempo... 




 


 

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